ESTATE 2013
È noto l’errore di traduzione che ha portato a concepire l’ideogramma orientale
Wej-ji (che nasce dalla combinazione di due concetti, “pericolo” e “opportunità”) in un unico termine, piuttosto catastrofico, di crisi: si è persa traccia, nel tempo, del concetto di “opportunità”. Se lo recuperassimo, potremmo tratteggiare il quadro generale di questo periodo critico in modo un po’ più ottimistico di quanto solitamente viene fatto.
Sebbene tutte le cifre relative allo sviluppo, all’occupazione, all’attività produttiva, alla competizione (cifre che stanno vertiginosamente picchiando verso il basso) non abbiano neppure toccato il fondo, possiamo vedere in questo un’opportunità.
Proviamo a fare un ragionamento: una volta toccato il fondo, non si può che risalire.
E più si è in basso, più le possibilità di sviluppo sono elevate. Prendiamo ad esempio la situazione turistica, visto che per l’Italia è un asset importante.
Un paese a noi vicino non solo geograficamente, la Francia, ha un numero di turisti largamente superiore al nostro.
Se consideriamo gli incredibili tesori d’arte di cui l’Italia dispone, la sua enogastronomia (da tutti imitata), le sue bellezze non solo paesaggistiche, il suo artigianato invidiabile (e qui è d’obbligo un eccetera, per indicare che la lista è infinita) non possiamo, prima o poi, che crescere e svilupparci. Non solo nel turismo, ma in tutte direzioni in cui l’Italia eccelle. E sarà, secondo voi, più facile recuperare quote di mercato per la Francia o per l’Italia?
Chi ha già intrapreso, creativamente, la strada dell’investimento mirato all’eccellenza dei prodotti (penso all’intuizione di Oscar Farinetti con i suoi Eataly, che si stanno sviluppando nel mondo) può essere seguito anche da persone che non hanno dell’impresa solo il concetto di mega-industria, poiché questa sarà sempre superata da imprese estere avvantaggiate dal più conveniente costo del lavoro locale.
I segni per un nuovo sviluppo si avvertono: le start up basate su reali innovazioni tecnologiche, il ruolo dei nostri ammirati designer, il ritorno ad una nuova e sana agricoltura, la riscoperta dell’artigianato, insomma, tutte le forme di lavoro che puntano su quello in cui gli italiani sono maestri da sempre, essere gli “imprenditori di se stessi”, indicano il modo in cui, prima o poi, si uscirà dal tunnel.
Anche perché, come dice un vecchio motto, il modo migliore per aiutare i poveri è non diventare uno di loro.