Estate 2012
Ho provato a fare questa domanda a un po’ di persone, in diversi ambienti, molto differenziati tra loro. Una gran parte di risposte era del genere: “Ma ti sembra il caso anche solo di parlarne, in questo momento?”.
Una grande parte di risposte era invece piuttosto simile a quello che nell’editoriale dello scorso numero cercavo di sostenere. Dicevo che “lusso” significa eccellenza e questa, nel nostro caso, è il frutto della genialità degli italiani, della loro creatività, di tutto ciò che produce qualità. Quindi, non ostentazione, ma innovazione, ricerca e lavoro fatto a regola d’arte. Tutto ciò, in sostanza, che premia l’attività di molte aziende del Made in Italy, le poche che in questo periodo difficile operano con successo dirigendo la loro produzione verso l’estero, essendosi così contratta la domanda interna.
La globalizzazione sta mostrando con forza i suoi effetti: un intensificato scambio di risorse, umane e materiali, dovuto all’abbattimento degli ostacoli e all’abolizione delle barriere, tipiche della New Economy. Il risultato è la rivoluzione del concetto di competizione e soprattutto un sommovimento d’incredibile potenza nel campo delle tecnologie.
Molto maggiori sono le possibilità di operare contemporaneamente in più mercati, com’è dimostrato dall’azione di molte medio-piccole imprese che, oltre ai tradizionali mercati nordamericani ed europei, oggi operano nell’Est Europeo nei Paesi del Mediterraneo, in Medio ed Estremo Oriente.
Ma la speculazione finanziaria mostra la seconda faccia della medaglia: l’oscillazione delle borse e l’inaffidabilità dei mercati, spesso dovuta a un inesistente senso etico e a un comportamento improntato a egoismi nazionalistici che frenano gli equilibri e lo sviluppo.
Si era più volte parlato di terremoto finanziario sino a che la terra non si è mossa non solo in senso metaforico, ma reale, ed ha colpito una regione che più di altre è la dimostrazione di quella qualità, di quell’eccellenza, di quell’innovazione di cui si parlava. Ma, assieme al dolore nell’assistere al lutto delle vittime e vedere straziati quei piccoli paesi per le continue scosse, ha più di tutto colpito lo spirito con il quale la popolazione dell’Emilia Romagna ha reagito. Un grande esempio per tutti.