RINCONTRARSI AD ARLES
by Veronica Iurich
Un atteso ritorno, fino al 24 settembre 2017 ad Arles si tiene il prestigioso festival internazionale “Les Rencontres de la photographie”. Curatori, artisti, editori, fotografi si incontrano nell’affascinante Place Du Forum e, tra un pastis e l’altro, partecipano ad una vera e propria maratona artistica: le mostre proposte sono circa quaranta e sono numerosissimi anche gli incontri e gli eventi in calendario. In questa quarantottesima edizione Sam Stourdzé, direttore della manifestazione, ha optato per un allargamento dei confini culturali, aprendosi ad un’altrove geografico, coinvolgendo all’interno del programma del festival l’America Latina, l’Iran, il Bosforo, la Russia e la Siria. Intento lodevole anche se non tutte le rassegne sono all’altezza dell’ormai storico festival. Grande attenzione è rivolta alla fotografia latinoamericana, indagata attraverso quattro esposizioni: Urban Impulses: Latin-American photography, una suggestiva e imperdibile rassegna che racconta l’identità latinoamericana attraverso una moltitudine di immagini provenienti dalla collezione di Leticia e Stanislas Poniatowski; A poetics of the humans, personale di Paz Errázuriz, artista che con i suoi ritratti di denuncia in bianco e nero esprime la sua opposizione alle dittature e alle convenzioni sociali; La Vuelta, collettiva di fotografi e artisti colombiani per riflettere sul rapporto tra storia e memoria, natura e cultura, luogo e territorio, identità e rappresentazione e infine The cow and the orchid, un saggio visivo sulla fotografia colombiana. Lo sguardo si sposta sull’Iran con la mostra Iran: year 38, che vuole essere una riflessione sul rapporto tra innovazione e tradizione di un paese dalla storia complessa. Non mancano proposte che indagano il territorio e l’ambiente come la personale di Michael Wolf, fotografo tedesco che nella serie “Architecture of density” ci restituisce la sua visione claustrofobica e disumanizzata della città attraverso i suoi scatti della metropolitana di Tokyo o i pallazzi di Hong Kong e Chicago, in cui le architetture sembrano moduli che si ripetono ossessivamente e la presenza umana è impercettibile e mimetizzata; Gideon Mendel, nella serie Submerged Portraits, prende in esame il cambiamento climatico, Mathieu Asselin realizza un’indagine fotografica sui danni provocati dalla Monsanto all’ecologia; Ackermann & Sébastien Gobert documentano il loro viaggio per tutta l’Ucraina sulle tracce di Lenin.
Si susseguono anche nomi di chiara fama come Masahisa Fukase, uno dei più influenti fotografi giapponesi di cui sono stati selezionati inediti scatti che ci conducono nel lato più intimo e oscuro della vita, raccontandoci le ossessioni dell’artista, la quotidianità, la sua città di provincia, i travestimenti e le stravaganze in un’inconfondibile rappresentazione di se stesso che dà il titolo alla mostra “Encurable Egoiste”; Joel Meyerowiz con una mostra in cui sono esposti i suoi primi lavori che ritraggono la New York degli anni sessanta; The House of the Ballenesque Est di Roger Ballen, in cui il grande artista sudafricano mette in scena una sorta di casa degli orrori, esasperando (forse un po’ troppo) la sua visione noire; The Early Years: 1970-1983, la mostra degli archivi di Annie Leibovitz recentemente acquisita dalla Fondazione Luma Maja Hoffmann, centinaia di scatti realizzati per la rivista Rolling Stone che immortalano i leggendari idoli degli anni settanta. A provenire direttamente dalle collezioni del Centre Pompidou è la mostra dedicata al simbolismo, The Spectre of Surrealism, con opere di Hans Bellmer, Erwin Wurm e Rene Magritte, e ancora gli autoritratti inediti (e inaspettati) di Audrey Tautou, protagonista del “Il favoloso mondo di Amélie”. Tappa obbligatoria al Cosmos-Arles Books che accoglie 80 editori internazionali e propone numerosi eventi riguardanti il libro di fotografia e talenti emergenti. “Les Rencontres de la photographie”, ideato nel 1969 dal fotografo Lucien Clergue, dallo scrittore Michel Tournier e dallo storico Jean Maurice Rouquette, è considerato un osservatorio culturale capace di proporre, oltre ai grandi nomi, i nuovi protagonisti della fotografia. A questo si aggiunge la bellezza di Arles, fa del festival un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di fotografia.