L'haute couture di Sylvio Giardina all'Ambasciata di Francia
Il ricamo come arte e metafora di una scrittura preziosa che intreccia mito, natura e rinascita. L’Ambasciata di Francia in Italia è stata protagonista di un evento performativo site specific, ideato dall’artista e designer Sylvio Giardina, in occasione della presentazione della collezione haute couture SS23: /gal-le-rì-a/ ovvero il progetto che si è sviluppato negli ambienti del piano nobile sul filo di una narrazione in cui si sono intrecciati il mito e l’arte, intesa come espressione autentica della creatività e di un saper fare che continuamente si reinventa e rinnova.
L’intervento performativo, ideato in occasione della presentazione della collezione haute couture SS23, ha attraversato la Sala dell’Ercole Farnese, la Galleria di Murano fino alla Galleria dei Carracci, in un dialogo tra arte contemporanea e métiers d’art, che unisce l’Italia e la Francia. Un omaggio ad alcuni saloni emblematici di Palazzo Farnese, simbolo del dialogo tra i due paesi a Roma. Sperimentatore libero negli accostamenti di materiali, nelle costruzioni geometriche, nelle texture preziose, tra gli inno- vatori della couture contemporanea, Sylvio Giardina non è nuovo alle incursioni nell’arte: in questo senso, /gal-le-rì-a/ - che marca il decennale del brand fondato nel 2013 - è il coronamento di un percorso di ispirazioni e di riflessioni sul crinale del visuale, del rituale, della memoria e della rappresentazione, costellato di interventi installativi, video e performativi come Crochet de Luneville, Vertigo o Frangiamore.
Il ricamo, come arte meditativa e metafora di una scrittura del destino che unisce la vita alla sua dimensione mitica, è l’elemento processuale e il medium di un’azione artistica che sublima metamorfosi e rinascita del mondo naturale: due grandi telai - nella Sala dell’Ercole Farnese e nella Galleria dei Carracci - aprono e chiudono simbolicamente il percorso scandito dal lavoro incessante di dieci ricamatrici. Le strutture dei telai, in legno, sono state realizzate dalla falegnameria sociale K_Alma, progetto di formazione e inclusione per migranti, richiedenti asilo e persone con fragilità economica, mentre le ricamatrici sono allieve dell’Accademia Koefia, eccellenza nella formazione dei mestieri dell’Alta Moda a Roma.
L’elemento naturale, aereo, nella sua impalpabile incostanza, nei suoi continui cambiamenti di stato, ha ispirato la collezione haute couture SS23 di Sylvio Giardina: sei abiti simbolo, cuore narrativo dell’intervento. I colori, dal nude, al verde acqua e al verde salvia, dall’avorio, all’argilla, al rosa quarzo evocano riflessi, fioriture tenui, tremori di rugiada, rarefazioni della nebbia, fino ai contrasti tra bianco naturale e nero, come luce e oscurità; i tessuti - dal gazar, al duchesse, al mikado, al tulle - quelli più tipici dell’alta moda, qui si trasformano nelle tecniche sartoriali o nell’estro di un non-finito, in materiale scultoreo o in delicate velature - che celano ricami e cristalli - asse- condando plissettature, pieghe, tagli al vivo, strati e curve sinuose. Sembrano prendere forma dalla bruma, dagli strati trasparenti dell’atmosfera, come impressioni vaporose, sensazioni che germogliano, come le piccole piante nei gioielli-ampolla.