Bruno Borghesi, maestro di alta ospitalità
Bruno Borghesi è stato un maestro per molti, un professionista indiscusso e raffinato di ospitalità ed eleganza. Un uomo dal garbo infinito. Parlare con lui era sempre una scoperta, era sempre l’occasione per imparare qualche preziosa perla di stile, attento com’era ai dettagli. Perché i dettagli fanno grandi le cose. Bruno era figlio d’arte, fin da ragazzo a Perugia frequentava, grazie alla famiglia, l’Hotel Brufani erubava con gli occhi, imparava in fretta. Roma, poi Saint Vincent, Milano e ancora la Versilia e Firenze. Attraversa gli anni '60 incontrando personaggi, creando eventi in locali scintillanti, organizzandoopening indimenticabili, perché la sua cifra è personalissima, è lo stile Borghesi. Uno stile studiato, un'accoglienza misurata e calda fatta di tante piccole cose, ma con un servizio sempre impeccabile, sempre perfetto. Bruno Borghesi sapeva cosa voleva e dove. Nel maggio del 1965 apre il suo locale storico, il Saus Souci nella Capitale, un must indelebile nella storia della ristorazione e ospitalità romana, frequentato da star internazionali del cinema e della musica, presidenti, politici e tutto il modo che conta. Ne fa un locale di fama internazionale, un’icona della gastronomia, un luogo dove imparare come coniugare cibo, classe e buon vivere. Cambiano i tempi e cambia la location, ma non il capitano. Dal 1999, grazie al Dottor Roberto Naldi, si dedica al Mirabelle, lo splendido rooftop dello Splendide Royal con una vista mozzafiato sulla Città e ne fa il suo regno. Anche prima dell’orario di apertura era sempre elegantissimo, con il suo camice bianco, concentrato a definire gli ultimi dettagli, a sistemare le fresie fresche sui tavoli, a controllare il menu, a verificare l’insieme. A chi gli chiedeva quali erano i suoi segreti, si fermava subito per dire: “La regola d’oro valida sempre? Mai abbandonare l’ospite”. Il suo segreto era accogliere e far sentire importante l'ospite: sempre la qualità, mai la quantità.
Da Bruno Borghesi abbiamo imparato tanto perché Bruno parlava per davvero. Bruno sapeva tutto dei suoi amici, dei suoi colleghi, dei suoi collaboratori. Osservava con quello sguardo un po’ pensieroso a cui faceva seguire un piccolo gesto sentito, vero, autentico. Non lasciava mai nulla al caso. Quest’uomo che ha conosciuto personaggi di caratura mondiale è rimasto sempre empatico, cortese, attento alle parole dell’altro.
Per questo le Roi Bruno ci mancherà tanto e lo porteremo nel cuore, immaginandolo concentrato e sorridente intento ad aprire altre porte, sempre con lo stesso stile, le porte di un regno tutto suo fatto solo di magnifiche stelle.
by Cristina Chiarotti